Karité
È un albero selvatico che raggiunge un’altezza di 10 - 15 metri. Produce i primi frutti solo dopo 15 anni. Le foglie sono allungate e ovoidali. Il frutto è carnoso, commestibile, sembra un piccolo avocado con la polpa zuccherina. Contiene al suo interno un seme, (talvolta due), particolarmente ricco di grassi (circa il 50%), anch’esso commestibile, circondato da un guscio sottile. Dalle sue mandorle, frantumate da una pressa ad una temperatura inferiore a 80°C, si estrae il prezioso burro di karité. Questo metodo meccanico, per pressione a freddo, non consente di estrarre completamente il burro presente nella noce, ma consente di ottenere la migliore qualità preservandone i principi.
Nome latino
Origine
Africa occidentale
Parte utilizzata
Le noci
Principi attivi
Triterpeni esterificati (α-amirina, butirrospermolo, lupeolo): azione antiossidante, antinfiammatoria, che protegge la pelle dai raggi UV-B e dall’invecchiamento precoce.
Fitosteroli (campesterolo, stigmasterolo e β-sitosterolo): azione antinfiammatoria.
Componente fenolico (Acido cinnamico): antiossidante. Il profilo fenolico è simile a quello del tè verde.
Tocoferoli (vitamina A): antiossidante.
Acidi grassi (acido stearico e oleico): il tenore di acido stearico dà al burro di karité la sua consistenza solida, mentre la percentuale di acido oleico ne influenza l’untuosità.
Uso
Il burro di karité è ampiamente utilizzato come alimento in Africa. È un’importante fonte di grassi alimentari.
È anche utilizzato da secoli per le sue virtù cicatrizzanti della pelle e per le sue proprietà protettive. Tradizionalmente, trova applicazione per trattare i dolori reumatici.
Essendo ricco di sostante nutritive, è utilizzato come grasso da cucina e come ingrediente nella margarina, nei paté da spalmare, nei dolci e nel cioccolato.
Il burro di karité è spesso usato nella fabbricazione del sapone e dei cosmetici, per la sua azione lenitiva, idratante, antinfiammatoria e protettiva.
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